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http://www.mediafire.com/file/58cy33wao91psou/IL_FILO_DEL_MAGISTRATO_1000.iso
DVD DISTRIBUITO ANCHE TRAMITE SITO
http://dedaloeilnonogirone.altervista.org .
Dalla sentenza ultima segnalata emerge quello che non aggettiviamo e commentiamo ulteriormente ora, .. in modo talmente evidente da sconcertare chiunque.
AL Presidente della Repubblica
e Presidente del CSM
S.E. Sergio Mattarella
suo recapito presso il CSM
protocollo.csm@giustiziacert.it
e posta PEC Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica
protocollo.centrale@pec.quirinale.it
AL MINISTRO DI GIUSTIZIA PRO TEMPORE
TRAMITE CAPO DI GABINETTO
capo.gabinetto@giustiziacert.it
e p.c.
dirigente.ispettorato@giustiziacert.it
AL Vice Presidente del CSM
prof. Giovanni Legnini
protocollo.csm@giustiziacert.it
Al Primo Presidente della Corte di Cassazione
Pres.te Giovanni Mammone
primopresidente.cassazione@giustiziacert.it
Al Proc. Generale presso la Corte di Cassazione
Pres.te Riccardo Fuzio
prot.pg.cassazione@giustiziacert.it
AI consiglieri membri togati e non del CSM
protocollo.csm@giustiziacert.it
e rispettivi indirizzi mail presso CSM @cosmag.it
dott.Giuseppe Fanfani
dott.ssa Paola Balducci
dott.Renato Balduzzi
dott.Alessio Zaccaria
dott.Rosario Spina
dott.Lucio Aschettino
dott.Ercole Aprile
dott.Piergiorgio Morosini
dott.Massimo Forciniti
dott.Luca Forteleoni
dott.Antonio Ardituro
dott.Antonio Leone
dott.ssa Maria Rosaria San Giorgio
dott.Valerio Fracassi
dott.Fabio Napoleone
dott. Lorenzo Pontecorvo
dott.Nicola Clivio Claudio
dott.ssa Maria Galoppi
dott.Francesco Cananzi
dott.Aldo Morgigni
Inoltriamo il tutto, insieme condiviso sulla sostanza di tutti i fatti esposti, palesemente illustrati dalla penna ed intelletto dal magistrato Paolo Ferraro con la mia diretta compartecipazione, affinchè le istituzioni in indirizzo vaglino la necessità di un intervento riequilibratore, per quanto concerne la essenza stessa della giurisdizione, e riparatore sui piani richiamati.
Prima che i fumi non lontani di un avvitamento ulteriore diventino incendio, inasprendo senza costrutto vicenda globale sul piano particolare, in quanto intravediamo una soluzione seria ed equilibrata, ci affidiamo perciò entrambi prima di tutto alla sensibilità e capacità istituzionale, di correggere mitigare e risolvere danni generali e particolari di rilievo superiore, nel ruolo che di garanzia lo è comunque anche nei confronti dei singoli, per dettato costituzionale. E Paolo Ferraro è un singolo e magistrato “dispensato” allo stato.
Particolare affidamento poniamo poi, con riguardo alla successiva istanza di revisione, nella persona del Presidente della Repubblica e Presidente del CSM, in quanto vi sono in gioco beni ed interessi istituzionali superiori, che il magistrato Paolo Ferraro intende ed intendeva tutelare, anche al costo onerosissimo sinora pagato personalmente. Vicende fatti e dati documenti anche multimediali, a prova sono ormai noti, nel minimo dettaglio (ma repetita juvant).
Ma ci siamo trovati di fronte da pochi giorni nel martoriato percorso di difesa nostro personale e della legalità delle/nelle istituzioni, dinanzi ad una sentenza emessa in un giudizio di appello in tema di divorzio che merita una profonda riflessione istituzionale ed un intervento immediato dell'organo di rilevanza costituzionale preposto alla sorveglianza delle attività giudiziarie, così come degli organi che condividono il potere di iniziativa disciplinare. La circostanza che si tratti di una sentenza che ci vede “protagonisti” e “destinatari” mirati oltrechè attore in giudizio (secondo una valutazione obiettivata e non una percezione soggettiva, si badi) non rileva, e si tenga presente che il dott. Paolo Ferraro che scrive non solo è sereno, felice, amato e solare, integrato nella famiglia sua e parentela, ma gode della stima ed affetto di svariate decine di migliaia di persone, tra cui appartenenti anche alle istituzioni ed alla istituzione giudiziaria. La circostanza che commentiamo, una “sentenza” con modalità che a loro volta si commentano da sole (si vedano gli “obiter dictum” sulla persona del ricorrente, infamanti ed ovviamente apodittici e tralatici, ictu oculi), non ci esime però dall’illustrare il nuovo aspetto.
La sentenza (che ci apprestiamo a commentare secondo tradizione di giurista democratico) non lascia noi esterrefatti: la salutiamo perciò da subito come una “confessione pubblica”, che giriamo agli organi competenti.
Essa è stata emessa dal Presidente Maria Giulia De Marco, magistrato di tradizione familiare a vocazione nota, e dalla submissa relatrice Anna Maria Pagliari, e infine dal terzo membro del collegio. Al collegio va “formalmente” attribuita la emissione dell'atto ed il suo contenuto sostanziale (ci riserviamo una attenta valutazione lessicale ed espressiva, a scopo di cognizione completa).
Chi scrive ora è un ex magistrato (pende il ricorso al Consiglio di Stato nel merito, ed il darsi da fare intorno e prima e rapidi lascia quantomeno riflettere sulle circostanze).
Un uomo che, avendo per coerente serena aderenza al suo ruolo e per sensibilità storico politiche evidenti, da magistrato democratico, cultore della legalità e dei principi costituzionali, ha portato alla luce fatti “provati” o meglio PROVE CONCLAMATE EVIDENTI ED INSORMONTABILI di fatti di gravità evidente. La propalazione pubblica delle medesime prove dirette con strumenti adeguati, è stata poi effettuata nel solo interesse generale della indipendenza della istituzione giudiziaria. Resta che si sarebbe dovuto distruggere nel più breve tempo possibile chi avesse capito avendo scoperto, almeno secondo prospettazione delle metodologie utilizzabili e “teorizzate” appositamente, in ambiti non certo “giudiziari”. In queste evenienze è “buona norma” e regola anche militar segreta oltrechè” protocollare”, impedire in ogni modo che fatti vicende e prove ricostruttive pervengano alla coscienza istituzionale e giuridica del paese, ovviamente intervenendo prima di tutto sul soggetto. Peccato che nel caso concreto di specie il soggetto abbia resistito, e che si sia oggi in definitivo incolmabile ritardo, in quanto tutte le istituzioni e i loro uomini di buona fede hanno a domicilio ricevuto fatti, prove, analisi e consapevolezze certe e solide, come da unico obiettivo perseguito: il nostro lavoro pubblico a riguardo era ed è quindi già FINITO, per intervenuto integrale raggiungimento dei risultati prefissi, il cinque maggio 2018. Il punto di partenza e finale è questo, qualunque cosa accada.
Paolo Ferraro è stato dispensato dal servizio per aver scoperto ed esposto in qualità di “destinatario” attività coperte e segrete, messe in opera da una pericolosa area “deviata” che integra un “deep State” ripudiabile, così come le relative modalità operative, strumentazioni metodologie di intervento. SE ciò sia vero lo si evince dalle analisi e contestualizzazioni e prove dirette audio e video: il vaglio è ormai, si ribadisce ancora, nella disponibilità anche di tutte le magistrature, che usufruiscono di un lavoro che ci limitiamo a definire unico, sinanche per caratteristiche tecniche e metodo multimediale, unico infine anche per esser destinato con amore istituzionale proprio alle istituzioni ed agli uomini delle istituzioni.
La gestione di un divorzio “eccellente” e sottoposto ad un ortopedico tentativo di “ordinarizzazione” è solo una appendice degli eventi e dei FATTI, significativa.
Procediamo con ordine limitandoci ora alla fattispecie.
III. IL REALE
Parliamo ora in premessa del “reale” :
- - chi scrive ora è sposato legalmente con Patrizia Stefania Eugenia Foiani dal 2016, e dal gennaio 2011 convivente e coniuge di fatto nell’immediato prosieguo;
- - sempre chi scrive ha una vita felice e serena con due figli acquisiti, uno laureatosi brillantemente, l’altro oggi studente universitario e campione di una disciplina sportiva a livello nazionale, ed atleta anche a livello internazionale e tutti siamo vissuti insieme per quasi otto anni ad oggi, profondamente sereni e nonostante quello che veniva posto in essere (tutto di pubblico dominio), integrati nella parentela e familiari, nuovi.
- - chi argomenta ora è stato affiancato intellettualmente ed umanamente , in modo serio e ben consapevole ed edotto, dalla moglie Patrizia Foiani, che è testimone diretta 2010-2018 di quel che è accaduto e di fatti e dati su ogni piano, a partire dall'allontanamento orchestrato “esternamente” a evidenti fini delle figlie minori del pregresso matrimonio;
- - ma non esistono solo “palabras”: in atti nel processo di appello del divorzio, sono state depositate ed opportunamente obnubilate prove dirette da registrazioni telefoniche e di conversazioni tra presenti ed ambientali che hanno NATURA di prova certa ed oggettiva sui singoli fatti e dinamiche concrete, oltrechè di contorno ed a monte;
- - Nel gennaio 2013 Paolo Ferraro è stato dispensato dal servizio perdendo ogni reddito ed il lavoro (la valenza politica ed istituzionale la lasciamo alla coscienza collettiva, in questa sede), ma ebbe a percepire nel 2013 (non ieri) il trattamento di fine rapporto pari ad una somma di 260.000 euro;
- - sottoposto ad una sentenza diffamatoria (a tutt’altri fini e per palese debordare degli obiter dictum) di primo grado, che statuì la permanenza dell’onere di pagare il mutuo della casa e familiare correttamente assegnata sino alla maggiore ed indipendente età delle figlie minori ed un assegno pari a quello che versava quando era magistrato in servizio più spese straordinarie mai individuate e lasciate all’arbitraggio altrui, nonché costretto alle spese di difesa, giudizio e tutela dei diritti ed interessi lesi vari per le vicende di contorno note, ha sborsato i risparmi della sua vita per un importo medio di 40.000 euro medie annuali sino a quando appellata la sentenza di primo grado non si era rivolto alla Corte di Appello di Roma;
- - i “soldi” sono ormai (necessariamente) finiti, Paolo Ferraro vive grazie a e con sua moglie (e figli e parentela) stimatissima dipendente pubblica, di modestissime risorse economiche (si sa), circondato da affetto, amore e grande riconoscimento nella sua sfera, mentre la donna beneficiaria della sentenza di appello oggi in commento è un avvocato da redditi solidi certi e cospicui incerti nella prova (ma normalmente argomentativamente dedotti nella prassi giudiziaria “ordinaria”). il Consiglio di Stato non fissa la udienza di merito e la matematica non è una opinione, come la certezza dell'impossibile raggiungimento di un eventuale trattamento previdenziale .. se non a lunghissimo termine. (e gli obblighi di Paolo Ferraro nei confronti della famiglia sua Ferraro-Foiani sono pressochè espletati sul piano morale ed affettivo. Basta obnubilare o simulare che non esistano, obblighi materiali eliminandoli mentalmente dal quadro valutativo ?! E si parla di un “disoccupato” senza redditi e lavoro, allo stato.
- - le figlie minori “separate” dal padre in crescendo dall'aprile 2011 ( altra data focale cui corrisponde il deposito presso autorità giudiziaria di UN MEMORIALE fondamentale) e, come da molteplici prove e di “contesto” ben più amplio, definitivamente dall’aprile 2012 (e cioè esattamente da quando le vicende gravissime del magistrato di Cassazione furono non solo propalate pubblicamente, sempre nell'interesse pubblico e delle istituzioni stesse, ma nella loro consistenza obiettiva, derivante da una miriade di prove dirette). Poi le figlie sono state dalla sentenza di primo grado. dopo un altalenarsi di estrema significanza, nel 2016 assegnate alla sola madre, premiando altrui palesi strategie (a queste non si è opposto “frontalmente” un padre, sul piano specifico, lottando materialmente, sol perchè uomo di legge, pacifico, conoscitore di dinamiche e metodiche e consapevole della esterna provocazione violenta e criminale, che utilizzava il “materiale” unico a disposizione alla ricerca di ben altri risultati finali);
- - ma sono stati riversati nuovamente in atti del processo di Appello esposti denunce prove dirette anche sul punto del tutto specifico, dichiarazioni pro veritate sottoscritte da Patrizia Stefania Eugenia Foiani e molto altro ovviamente depositato in varie sedi ed a vari fini, e già in primo grado, prove dirette in quanto digitali depositate mediante supporto DVD (e che si tratti comunque di “prove documentali”, nell'era della multimedialità, lo dice la Cassazione, ormai univocamente); Nè è possibile sottacere la produzioni di oltre cinquanta documenti digitali e di riferimento ad altre rispettive persone, professionisti ed attività che hanno illustrato ed argomentato la verità su Paolo Ferraro e sugli accadimenti. (si veda la dettagliata controdeduzione in Appello, e si accerti che ovviamente del contenuto non ve ne è la minima traccia nelle due sentenze, a ben guardare con un revirement del tutto significante, contraddetto dalle prime ordinanze nel processo di primo grado) .
- - Il percorso nostro, che non esito a definire “doveroso” e con “autosacrificio” personale per far emergere le prove di un sommerso criminale che può inquinare anche sistematicamente una quota della istituzione giudiziaria, è stata completato il 5 maggio 2018, con la distribuzione pubblica di UN DVD FINALE costituito da 4 GIGA e settecento Mb costituito sempre al 90% di PROVE DIRETTE (audio e video audio da registrazioni ambientali, di conversazioni tra presenti e conversazioni telefoniche), mentre le tre ultime progettate mail a tutte le istituzioni, hanno messo infine a disposizione, a domicilio, video audio di prova a dir poco sconvolgenti, sicché può dirsi che tutte le magistrature le istituzioni e la stampa ormai sanno tutto e sanno “troppo” bene, per ora in preoccupato, per non dir altro, silenzio. Simular la inesistenza del tutto è “inutile”.
- - Quando a suo tempo il magistrato Paolo Ferraro fu nel 2012 “dispensato” campeggiava una consulenza, già demolita, concettualmente e per tabulas, che indicava (strumentalmente ed in contrasto con una altra decina di certificazioni e consulenze) una non patologia specifica, non una diagnosi, quindi, semmai una “minaccia di”, tarata sulle “esigenze”, mentre il sequestro di persona che Paolo Ferraro subì nel 2009 (collegato direttamente ed incontrovertibilmente alle scoperte e prove acquisite ed alla “necessità” di zittirlo) si concluse finanche escludendo ogni possibilità di “costruzione artificiale”. Tutto è oggi analiticamente destrutturato e dimostrato, pendendo ricorso nel merito dinanzi al Consiglio di Stato.
- Emergendo dalle prove la esistenza di attività segrete e coperte “anche” volte a distruggere un magistrato, e che coinvolgono area a sua volta coperta e segreta trasversale e vertendosi in tema di psico setta civil militare e di collegamenti con copertura da parte di solo alcuni magistrati consapevoli, era il minimo che potesse succedere, e il “di più” non poteva subito succedere perchè troppi erano al corrente del pluridecennale specifico lavorìo (a partire dal 1992: altrove gli approfondimenti fatti). Altri hanno pagato subito, presi alla sprovvista e il di più. Ma oggi siamo nel 2018 ed a missione auto-assegnata terminata. Di qui la scelta che avrei dovuto/potuto fare di portare a conoscenza dei soli organi competenti quanto segue. Tanto per iniziare a riabituarmi a stare con tutti e due i piedi nella unica scarpa contenitiva, da me sempre rispettata, già “deontologica”. Ma la valenza e pregnanza dei fatti, disancorabili agevolmente dallo stretto alveo individuale e personale in cui si vorrebbero ancora una volta non a caso delimitare, previo il consueto novello letto di "Procuste”, costringono naturalmente a dare pubblica conoscenza del tutto.
“Il delirio è un'idea oppure un insieme di idee che, pur non avendo nessuna corrispondenza con i dati della realtà, non cedono né agli argomenti della logica né alle disconferme che derivano dall'esperienza concreta analizzata. Di importanza fondamentale nella visione del mondo del/dei delirante/i, tali idee risultano incomprensibili e non condivisibili alle persone che appartengono al suo/loro stesso ambito affettivo e culturale".
“Ideazioni” sconnesse dalla realtà, di quello si parla.
Questa definizione che non può concernere chi scrive sotto nessun aspetto, per le cospicue indicazioni premesse e perchè Paolo Ferraro mai ha trattato di idee ma di fatti vagliabili e di prove compulsabili inequivoche, a prescindere dalle mere “opinioni”, e dalla condivisione e partecipazione del suo stesso alveo affettivo-culturale, si attaglia invece adeguatamente al nucleo motivazionale della sentenza di appello oggi “esposta”.
Ma evoca anche obiettivi rincorsi (tappe e protocolli noti), e il fine di tentar inutilmente di interrompere e delegittimare la attività cognitiva altrui, magari retroattivamente, e di demotivarla per tentare di recuperare l'irrecuperabile. Di qui anche la “prassi” della negazione collettiva e del silenzio, tutta roba con varie ascendenze, e soprattutto il ricorso “programmatico” al buon senso comune che mediante giudizio di inverosimiglianza apriori, intenderebbe suscitare, consolidare ed assicurare un atteggiamento avalutativo nel concreto e non scientifico e serio.
E' troppo tardi.
Una decisione che, appare nella sua globale consistenza a “struttura deliroide”, si badi, nel senso tecnico premesso (non si tratta di un aggettivazione malevola atta ad offendere la struttura dell'atto, ma di tecnica individuazione di caratteristiche che corrispondono allo schema definitorio patologico). Una scrittura che realizza quindi la costruzione di una realtà non corrispondente ai fatti, dati e prove, da questi totalmente smentita IN RADICE, ad eccezione del comportamento alienato ed alienante della minore, una controprova in realtà.
Una simulazione totale, che argomentata risulta invece evidente, ma “non argomentata” non può che esser destinata a chi, esecutore inconsapevole, in fasi ultronee, la legga senza poter vagliare fatti e dati reali. Clamorosa la descrizione che se ne ricava, leggendo senza sapere, di “un uomo solo, del quale si citano solo nominalmente individuali esigenze di vita ed il grave stato, suggerito abbandonato tra le righe“.
Lasciamo alle istituzioni sensibili la dovuta indignazione. La caricatura indigna qualunque coscienza.
Un castello concatenato di carte simulate prima o poi crolla, miseramente. Ma se anche così non andasse,(e nel frattempo l'aver tolto lavoro e reddito ad un uomo macina/macinerà la resistenza/resilienza?!) la nostra avversata “missione” è compiuta, su tutti i piani storico istituzionali e culturali ma soprattutto di informazione scientifica e oggettivata con dati multimediali compulsabili e compulsati direttamente e previ sistemi originali e nuovi. Tutto pervenuto agli uomini delle istituzioni, sane, come da obiettivo prefissato, serio ed equilibrato ed adeguato al quadro.
Resta oggi da interrompere autoritativamente attività orchestrate e bloccare definitivamente lo strumento umano, solo utilizzato. E ridare giustizia nel caso concreto, ripristinando nelle sue funzioni un magistrato indomito per tabulas e difensore della legalità vera, non del crisma o del timbro.
Nessuna acrimonia, nessuna volontà negativa, non appartengono: al magistrato (ex per ora) Paolo ferraro, solo la sobria consapevolezza di aver dato un contributo alla legalità ed alle istituzioni sane cioè proprio alla magistratura prevista dalla Costituzione.
E si chiarisce conclusivamente: una cosa è il “merito” una cosa è , per tabulas, la alterazione “a struttura deliroide” del reale. Un fatto oggettivo questo che emerge da un vaglio equilibrato, e che disegna il quadro preoccupante, sul quale si richiede un intervento autorevole e consapevole.
Di questo solo ci si occupa: gli indizi ormai gravi e concordanti di un possibile processo patologico che va contrastato dalle istituzioni consapevoli.
“Quando il giudizio si erga a creatore di una realtà ricostruita contro ogni evidenza, lì si incrina la funzione, ed il ruolo del diritto vivente oscilla paurosamente verso un dispotico baratro antico”.
Vi è poi un profilo che riguarda di riflesso le istituzioni giudiziarie e riguarda a futura memoria le scienze zoppe ed i saperi immaturi di cui, a nostro modesto avviso, si deve oggi mitigare e controllare meglio il ruolo/potere acquisito:
“Nei casi in cui la discrezionalità tecnica si atteggi concretamente a libero incondizionato potere di determinazione arbitrario, lì traballano le fondamenta stesse del sapere moderno e della scienza“.
ALLA TRASMISSIONE VIA PEC alleghiamo copia della sentenza, del ricorso e delle controdeduzioni, per ciascuno dei destinatari.
CON RECAPITO A MANO in data successiva provvederemo al deposito presso l'ufficio protocollo del CSM e del Ministero di Giustizia di copia della missiva con allegati i tre DVD indicati in calce ( DVD1 con gli atti del processo di appello e documentazioni digitale in esso depositata, DVD2 a corredo memoria di risposta e, a parte, terzo DVD co sistema integrato multimediale di prova diretta realizzato per rendere edotto in modo obiettivo e valido chiunque lo voglia o lo “debba”, di dati fatti e documentazioni digitali, tra le quali prove dirette audio e video “eccezionali” che inondano di luce il CASO A MONTE che è la madre ed il padre del tutto.
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Roma 16 maggio 2018
ALLEGATI VIA PEC
- Ricorso in Appello, controdeduzioni in Appello, sentenza del collegio indicato della Corte di Appello di Roma.
ALLEGATI CHE SARANNO DEPOSITATI AGLI UFFICI PROTOCOLLO DEL CSM E DEL MINISTERO DI GIUSTIZIA.
- DVD1 depositato col ricorso in APPELLO ed integrato con gli atti del processo successivi, in digitale, contenente documentazioni digitali e multimediali.
- DVD2 depositato a corredo memoria depositata autorizzata in replica alla comparsa di risposta nel processo di appello indicato
- DVD integrato multimediale con sistema di prove dirette analizzate e contestualizzate circa le vicende a monte ed a valle, depositato anche ai fini della istanza di revisione.
SEGNALAZIONE-ISTANZA DI RIESAME DISPENSA
APPELLO CONTRO SENTENZA DI PRIMO GRADO CON DVD1
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SEI DVD CONFORMI DVD DEPOSITATO, PER VISUALIZZAZIONE ASCOLTO E VAGLIO DIRETTO PROVE COLLEGIO E CONTROPARTE.
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- OMISSIS
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PRESIDENTE Mariagiulia De Marco relatore Anna Maria Pagliari
AMN
CDD
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